domenica 29 dicembre 2013

Ricaricare il telefono, ma di soldi o di energia?

Ma come si fa?
Come si può vivere in un paese dove con le parole "ricaricare un telefono" intendiamo sia collegarlo alla presa di corrente che fare un accredito di soldi per poterlo utilizzare.
Disambigua.
Non si può andare avanti così.


Compriamo un telefono nuovo e poi dobbiamo spendere per poterlo utilizzare, vi sembra giusto?
Senza contare la spesa per ricaricare la batteria. E già, perché il signorino dopo qualche giorno (se va bene, altrimenti addirittura poche ore) si stanca di starsene lì acceso e si spegne. I più educati almeno ti avvisano qualche minuto prima. Ma tanto è inutile provare a fargli cambiare idea, non c'è verso. Anzi, potresti peggiorare la situazione. Prima o poi quello si spenge. Punto e basta. Potresti tenerlo collegato alla presa di corrente, ma poi non può uscire di casa. E sei obbligato a rimanere accanto al nuovo acquisto.
La verità è che la tecnologia delle batterie non si sviluppa alla stessa velocità della tecnologia cellulorica. Meglio dire smartphonica, o meglio ancora telefonica.
Quando avremo batterie in grado di autoalimentarsi, di autorigenerarsi allora sì che saremo tutti più felici. (forse un po' meno le aziende elettriche, ma di quelle non mi preoccuperei troppo, di certo troveranno un nuovo business).... Business: in italiano può essere tradotto (dall'inglese) in "affari", meglio in occupazione. Eppure dà tanto l'impressione di essere una parola composta da "busy" e da "ness", ovvero "occupato" e "capo". E in effetti bisogna avere il capo parecchio occupato per fare business, affari, soldi, sviluppo, ricerca, produrre insomma ricchezza.
Viva l'Italia. Viva la vita. Viva l'olio d'oliva.
#sapevatelo

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